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Brasile - Nordestina



Campo di lavoro del clan rover Tre Pini Massagno in Brasile
Sara - Esperienza di "progressione personale"


Abbracci, sorrisi, tranquillità, siccità, cactus, cisterna, servizio, collaborazione, gioia, aiuto, … ecco alcune delle parole chiave del sesto campo di lavoro dei rover della Sezione Tre Pini di Massagno che si sono recati lo scorso novembre per un periodo di sedici giorni in Brasile. Sono partita con altri nove scout spinta dalla curiosità, dalla voglia di vivere un’esperienza particolare, dal desiderio di fare del bene e aiutare chi si trova in difficoltà e con la convinzione che ogni tanto abbiamo bisogno di qualcosa per rallegrare il nostro cuore e dare una scrollata alla nostra vita. E così è stato.


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La mia curiosità è stata appagata dal fatto di aver visto un piccolo pezzo di questo nostro mondo. Non mi sarei infatti mai messa in viaggio da sola o con la mia famiglia per andare a Nordestina, piccolo paese nella regione del nordeste del Brasile nello stato di Bahia, che abbiamo raggiunto dopo un viaggio di quasi 30 ore.


Ci siamo sorbiti tre voli da Agno a Zurigo a San Paolo a Salvador. A seguire una trasferta di più di cinque ore schiacciati in tre auto scalcagnate, con un caldo assurdo, con il sole che lentamente calava e di pari passo il buio che avanzava. Strade piene di dossi, in parte dissestate e nell’ultimo tratto addirittura sterrate dove per la troppa velocità e spensieratezza dei nostri autisti c’è stato anche lo scoppio di una gomma.

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Nordestina si trova a nord del Sertao che è una zona semi-arida e secca. La gente che ci vive è molto povera. Il nostro obiettivo era quello di costruire una cisterna per captare e raccogliere l’acqua piovana per irrigare gli orti comuni di una "comunidade" composta da una dozzina di famiglie. Abbiamo lavorato aiutati da quattro operai del posto sempre sorridenti e da donna Antonia e donna Pedrina che gestiscono gli orti.


Al nostro arrivo abbiamo trovato uno scavo circolare di otto metri di diametro e tre metri di profondità. In otto giorni, con una temperatura media superiore ai trentacinque gradi, siamo riusciti a portare a termine il lavoro. E' stato bello lavorare insieme amalgamando le differenti conoscenze e capacità. Ho fatto lavori che mai avrei pensato di fare come tagliare i mattoni con un machete e ho scoperto metodi di lavoro particolari come l'uso di un tubo di gomma riempito d'acqua per stabilire i livelli chiamato manghera. Ho zappato la terra durissima e secca dell’orto senza vanga ma con un piccone e un attrezzo multiuso che ne fa le veci.


Abbiamo conosciuto gente molto calorosa che ti saluta con degli abbracci incredibili e impensabili qui da noi che a volte ci salutiamo a mala pena con un "ciao". Abbiamo incontrato delle suore straordinarie che lavorano per migliorare le condizioni di vita dei più bisognosi. Sostenute da un'associazione locale e da una fondazione che fornisce i necessari aiuti finanziari s'impegnano nell’educazione delle nuove generazioni affinchè possano migliorare le condizioni di vita della singola persona, della famiglia, del paese.

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Assegnano borse di studio a giovani volonterosi che sono destinate a creare diplomati e laureati obbligati a ritornare in paese a studi terminati per mettere a disposizione della comunità le conoscenze acquisite. Credo che alla gente del posto oltre che al lavoro pratico che abbiamo fatto, la nostra presenza sia servita come segno di fratellanza e solidarietà. Hanno bisogno di qualcuno che creda in loro e nelle loro capacità, qualcuno che li ascolti, che li aiuti, qualcuno che presti loro attenzione.


Per concludere il nostro soggiorno ci siamo trasferiti a San Paolo per un paio di giorni ospiti delle suore Azul della congregazione fondata dalla beata Emilie de Villeneuve. Ci hanno mostrato la miseria delle favelas del centro città, le scuole che accolgono i bambini che provengono da situazioni disastrose e la loro meravigliosa Obra Social che, con il Progetto Educar, si occupa di quattrocento bambini, ragazzi e giovani delle favelas in un ambiente curato nei minimi particolari dove si respira quella pace e quella serenità che non trovano a casa loro.


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È stata un’esperienza di vita e di crescita bellissima, un'occasione straordinaria di "progressione personale". Mi sono sentita uno scout adulto in cammino, uno scout che ha fatto del suo meglio per compiere un servizio insieme ad altre persone, uno scout che ha compiuto un gesto di solidarietà e di aiuto verso i più bisognosi. È stato un soggiorno pieno di vita e di amore, costellato di cose semplici che riempiono e rendono felice il cuore di chi le sa riconoscere e apprezzare.