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India - Puri



Com'è nata questa idea?

L'idea è nata dai racconti dell'esperienza precedente di un viaggio in India di Sandro Bottani, durante il quale ha conosciuto Padre Mariano. È stato proprio Sandro che ha lanciato l'idea di un campo di lavoro presso il lebbrosario di Padre Mariano, idea accolta con entusiasmo da molti.


Chi partecipa a questa esperienza?

Partecipano quindici rover e capi con il loro assistente spirituale. Importantissimi sono stati l'incoraggiamento e l'appoggio dei familiari e di tantissimi amici che con le loro offerte hanno permesso al gruppo di volontari di portare in regalo a Padre Mariano la notevole somma di 80′000 franchi.


Cosa vi spinge verso questo viaggio?

Prima di tutto l'entusiasmo di Sandro, accompagnato da curiosità, voglia di un'esperienza particolare, desiderio di conoscere da vicino una cultura e un mondo diversi dai nostri.


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Qual è il vostro compito laggiù?

Il nostro compito principale è condividere con gli abitanti del lebbrosario le nostre giornate di campo, il contatto umano con la gente, un semplice saluto ai bambini e una stretta di mano agli adulti. Per quanto concerne il lavoro materiale: la costruzione di una fontana nel nuovo Centro di spiritualità che Padre Mariano sta costruendo e la tinteggiatura degli edifici del lebbrosario che ospitano gli atelier di tessitura.


Chi sono le persone che incontrate durante il viaggio?

Oltre a Padre Mariano abbiamo avuto modo di conoscere i suoi collaboratori diretti. Padre Kurian, missionario indiano della medesima congregazione del Padre (Servi del Verbo divino), responsabile del Centro di spiritualità, l'ultimo sogno missionario di Padre Mariano. Le Sister of Charity, dell'ordine di Maria Bambina, che si occupano anche dell?educazione e della formazione delle famiglie dei più poveri dei poveri, i pescatori e i conducenti delle biciclette-risciò.



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Il primo impatto?

Il caos dei 20 milioni di abitanti di Bombay, scalo obbligatorio prima di raggiungere Puri! Una volta arrivati a Puri ci siamo resi conto che i contrasti tra ricchi e poveri sono meno evidenti rispetto alle grandi città. Questo ci ha ammorbidito notevolmente il confronto con questa realtà.


Cosa mettete nel sacco?

Molti medicamenti, pochissimi vestiti per noi, ma tanti per i bambini del lebbrosario. Ma la valigia più importante contiene tanto entusiasmo, danze e canti, sorrisi, ma anche qualche dubbio e un po? di paura.


Che persona è Padre Mariano?

Candidato nel 2002 al Premio Nobel per la pace, questo uomo di 86 anni ha un?energia fenomenale e ancora tanti progetti. È un uomo che sorride sempre e che riesce ad affrontare le difficoltà quotidiane con una tranquillità e una forza assolutamente fuori dal comune. In più di 50 anni di attività in India (26 fra le popolazioni indigene adivasi e 28 a Puri fra i lebbrosi) è riuscito ad integrarsi e farsi amare dalla popolazione comunque di confessione induista.


Come siete organizzati?

Il programma giornaliero si è adattato ai ritmi e alle esigenze del villaggio, dove evidentemente i tempi giornalieri sono molto diversi dalla concezione che abbiamo noi di una giornata lavorativa. Inoltre la difficoltà di reperire materiali e strumenti di lavoro necessari per quanto ci eravamo proposti di svolgere si è scontrata con una povertà latente in tutti i campi.


Quali sono le vostre aspettative?

Ogni partecipante si è costruito aspettative diverse; per molti era la prima esperienza di questo genere. Tutte le nostre idee erano comunque concentrate sulla povertà e sulla malattia che avremmo incontrato durante questo viaggio, fattori principali di un mondo completamente diverso dal nostro.


Quante strutture ci sono?

Il lebbrosario dispone di un modesto ospedale con venti posti letto con annesso un laboratorio per le analisi urgenti, un gabinetto dentistico, utilizzato da medici volontari, e un dispensario gestito dalle suore di Maria Bambina. Inoltre ci sono diversi laboratori per attività artigianali (tessitura, filatura), l'allevamento di polli, l'orto e la coltivazione degli alberi da cocco. Cuore del lebbrosario è la Mercy Kitchen, la "Cucina della misericordia" per coloro che non sono più in grado di lavorare e per i bambini delle famiglie più bisognose. Fuori dal villaggio, ma poco lontano, è stata costruita una scuola, la Beatrix School, che accoglie giornalmente 572 studenti, 166 dei quali provengono da famiglie di lebbrosi. La scuola è l'orgoglio dell'opera di Padre Mariano in quanto è una delle meglio organizzate della città e mira ad eliminare il preconcetto ancora latente nella mentalità indiana del lebbroso impuro da segregare e allontanare dalla società.





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Avete già promosso altre iniziative per aiutare Padre Mariano?

Nel 1998 abbiamo contribuito ai lavori di miglioria dell'ospedale, in particolare con la costruzione di un impianto per la produzione dell'acqua calda con pannelli solari. In quell'anno, inoltre, la nostra sezione ha dato inizio all'azione "un bicchiere di latte al giorno" che viene distribuito ai bambini del villaggio, agli ammalati e alle madri incinte fornendo loro un importante supporto alimentare.


Durante il soggiorno?

Si potrebbe dire molto, ma i ricordi più significativi sono per i bambini più piccoli senza vestiti, per mille mani tese ad una banana offerta, capanne fatte di terra grandi come la nostra stanza, cani e mucche denutriti e malati che popolano tutte le strade, la fogna a cielo aperto, la sporcizia ovunque, la religiosità profonda manifestata senza falsi pudori da tutti e ovunque.



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Prima di ripartire?

Riordino delle idee, riflessioni su queste due settimane, preparazione del rientro.


Cosa portate a casa da questo viaggio?

Le esperienze e le emozioni personali e un'idea più concreta di cosí la realtà di un paese povero.


Tornare a casa significa?

Una doccia calda, una pizza, ma soprattutto un confronto forse più critico con la nostra realtà e una riflessione personale.